Proprio oggi è uscito il numero di Febbraio 2009 di "Chitarre", una delle poche riviste italiane fatte con passione e criterio. Forse una delle poche italiane rimaste nel settore della chitarra. Ebbene, sul sito www.accordo.it si annunciava l'uscita di questo numero per la presenza di un bellissimo articolo di ben 12 facciate sul grande Stevie Ray Vaughan. L'articolo va ben oltre le aspettative, scritto bene, ben impaginato e magnificamente illustrato. Niente da dire, tanto di cappello alla redazione di Chitarre!
Come si suol dire, proprio questa sera è capitata "a fagiuolo" una email del Puma che mi manda un opera pittorica di Carlo Montana proprio raffigurante "il Re di Austin, Texas". Nien'altro da dire se non l'incipit del bellissimo articolo:
"Primi anni ottanta. Il punk si è evoluto lasciandoci la musica più 'colta' dei Police, la dance è un mostro planetario che si aggira con le sembianze di John Travolta, la new wave emette i primi vagiti, il rock si è metallizzato. E il blues? Nulla. Vuoto. Deserto. Fino a quando un giovane chitarrista dalle mani grandi e un cappello (texano come lui) calato sugli occhi non sale su un palco. Corre l'anno di grazia 1982 e, ad aprire il festival Jazz di Montreux, il produttore Jerry Wexler, dopo averlo visto ed esserne rimasto folgorato, ha chiamato lui, Stevie Ray..."
venerdì 6 febbraio 2009
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